Lo stato della “rivoluzione digitale” nella scuola italiana

 

Nel nostro paese la rivoluzione digitale nelle scuole è in ritardo, forse appena agli inizi, e non per una scarsa propensione della popolazione all’uso di queste tecnologie ( i dati di connessione della popolazione in età di scuola media superiore sono abbastanza simili a quelli statunitensi), ma per un problema strutturale: la quasi totale assenza di cablaggio in fibra ottica negli edifici pubblici. E’ stato sottolineato come da noi, contrariamente a Stati Uniti e Germania per esempio, non si sia riusciti a sfruttare le aste per le concessioni alle compagnie di telefonia mobile per ottenere la fibra ottica negli edifici pubblici, tanto meno nelle scuole. Il risultato è sotto gli occhi di tutti: solo il 7% delle classi è connesso, e non è detto che lo sia a banda larga. Né il gap sembra destinato a risolversi a breve. I bandi come il recente “generazione web” e gli interventi promossi a vari livelli dalle amministrazioni pubbliche continuano a puntare solo all’acquisto delle “macchine” (i devices: tablet, notebook, computer che siano), trascurando da un lato l’infrastrutturazione necessaria, dall’altra la formazione degli insegnanti, con il risultato di indirizzare le già scarse risorse su ciò che meno serve. Il device non serve a nulla se non c’è la rete. Le “macchine” invece già ci sono: basta chiedere ai ragazzi di portarle da casa.